Un futuro su misura: il Terzo Settore lombardo risponde ai NEET con progetti sartoriali e inclusivi
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Un futuro su misura: il Terzo Settore lombardo risponde ai NEET con progetti sartoriali e inclusivi

I risultati della Call to Action "Local Activation NE(E)T" di Mestieri Lombardia, lanciata con il supporto di JPMorgan Chase, hanno offerto una prospettiva innovativa sul modo in cui gli enti del Terzo Settore in Lombardia intendono affrontare il fenomeno dei giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione (NEET).

Il bando ha premiato progetti che non si limitano ad un approccio standardizzato, ma che propongono metodi creativi e personalizzati, capaci di raggiungere i giovani dove si trovano, nei loro contesti di vita e attraverso i loro interessi.

 

Un approccio sartoriale

Gli 11 progetti selezionati, tra i 30 ricevuti da tutta la regione, dimostrano che la sfida per l'inclusione dei NEET si vince con la flessibilità e l'adattabilità. Il Comitato di Valutazione ha privilegiato proposte che non solo puntavano a coinvolgere i destinatari, ma che lo facevano attraverso canali e linguaggi a loro vicini. Gli elementi di maggiore innovazione non risiedono tanto nel "cosa" si fa, ma nel "come" si raggiunge un target spesso invisibile e refrattario agli schemi tradizionali. La valutazione ha premiato la capacità di attrarre e coinvolgere i giovani, l'innovatività e l'impatto sul territorio.

Tra le proposte spiccano l'utilizzo di metodologie che sfruttano le passioni e gli interessi dei giovani come leva di aggancio. Progetti che hanno visto nello sport un'opportunità non solo di attività fisica, ma di inclusione e superamento delle barriere linguistiche e culturali, in particolare per i giovani con un background migratorio. Altre iniziative hanno puntato su percorsi esperienziali, come laboratori artistici, teatrali o legati a mestieri manuali, riconoscendo in queste attività un mezzo per l'emersione di talenti e lo sviluppo di soft skills come il problem-solving e il lavoro di squadra. L'obiettivo è chiaro: creare un ambiente in cui i giovani possano sentirsi a proprio agio, ricostruendo fiducia e motivazione prima di affrontare percorsi più strutturati.

 

Una questione che riguarda tutta la comunità

L'analisi dei progetti rivela una profonda comprensione del fenomeno NEET, non come un problema individuale, ma come una questione sistemica, comunitaria. I candidati hanno infatti posto una forte enfasi sulla creazione di reti collaborative e sulla sinergia tra diversi attori. Le proposte con partenariati tra più enti hanno ottenuto un punteggio aggiuntivo, incentivando la collaborazione tra associazioni sportive, cooperative sociali, enti ecclesiastici e perfino gruppi informali di giovani.

Questo approccio a rete si basa sulla consapevolezza che un singolo ente, per quanto specializzato, non può offrire una risposta completa a una problematica così complessa. L'unione di forze tra realtà che operano su fronti diversi (formazione, assistenza, sport, cultura) crea un ecosistema di supporto che può accompagnare il giovane in ogni fase del suo percorso. Ad esempio, una proposta ha delineato una strategia che prevede il supporto alle famiglie, la formazione degli operatori e percorsi personalizzati, dimostrando un approccio olistico al problema.

Una prima e sommaria analisi dei progetti presentati in risposta alla "Call to Action Local Activation NE(E)T", rivela non semplici proposte operative, ma un ricchissimo corpus di analisi, strategie e riflessioni sul fenomeno giovanile in Lombardia. La documentazione fornita a supporto delle proposte presentate, esamina le dinamiche dei giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione in maniera capillare, fornendo un quadro complesso che va oltre la mera statistica. Le considerazioni contenute nei formulari, che toccano il contesto territoriale, gli obiettivi, le attività e la sostenibilità, rappresentano una vera e propria mappa delle sfide e delle risposte possibili per l'inclusione giovanile.


Un fenomeno con molteplici facce

I progetti non offrono una visione monolitica del fenomeno NEET, ma lo scompongono, riconoscendo che le problematiche variano a seconda del contesto geografico e sociale. Questo approccio basato sulla specificità territoriale è un filo conduttore che attraversa tutte le proposte.

L'eterogeneità di Milano. Le proposte che si concentrano sul territorio milanese riconoscono la città come un luogo di profonde disuguaglianze. Viene sottolineato che se da un lato esiste un vasto panorama di opportunità, dall'altro oltre 120.000 persone vivono in povertà assoluta, spesso escluse dalla vita culturale, educativa e lavorativa. I progetti evidenziano come i giovani con un background migratorio siano particolarmente esposti al rischio di diventare NEET a causa di barriere linguistiche, povertà materiale, discriminazioni e mancanza di reti di supporto. In questo contesto, l'isolamento e la sfiducia nelle istituzioni sono fenomeni diffusi, specialmente nei quartieri periferici svantaggiati.

Le sfide nelle Provincie. Le analisi presentate dalle organizzazioni nelle altre province lombarde rivelano difficoltà specifiche. Nel cremonese, per esempio, si evidenzia la sfida di personalizzare un'offerta in un territorio vasto e ramificato, dove i trasporti pubblici spesso non coprono le esigenze dei giovani che vivono nei paesi più piccoli. Si riconosce che l'associazionismo e la cooperazione sono molto attivi, ma la vera sfida è rendere l'offerta "sartoriale" per raggiungere i giovani che non si sentono o non vogliono essere coinvolti. Nella provincia di Como, il contesto viene descritto come uno in cui, nonostante settori economici in crescita, la transizione scuola-lavoro è discontinua e vi è un forte mismatch tra domanda e competenze. Qui, la mancanza di spazi stabili per i giovani e la frammentazione delle politiche di orientamento aggravano il rischio che le risorse di molti restino inespresse. In Valtellina, le proposte hanno individuato un problema di scollamento tra chi va all'università fuori provincia e chi si ferma, ma spesso in lavori poco qualificati, con una fascia "sospesa, disorientata, senza prospettive chiare". A ciò si aggiunge la quasi totale assenza di spazi di socialità.

 

I progetti sono un vero e proprio laboratorio di metodologie per l'ingaggio. Le proposte riconoscono che il primo passo non è offrire un lavoro o un corso di formazione, ma un'opportunità di "riattivazione" a bassa soglia

 

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Il potere del fare e del darsi valore

Lo sport come catalizzatore sociale. Diverse proposte hanno identificato lo sport come una leva di ingaggio eccezionalmente efficace. Si tratta di un "linguaggio universale e immediato, capace di superare barriere linguistiche e culturali". Un progetto ha proposto corsi sportivi gratuiti di calcio, basket, beach volley e fitness, con squadre miste per provenienza geografica, lingua e cultura, per favorire la socializzazione e lo scambio interculturale. Un altro ha utilizzato il basket per coinvolgere i giovani in attività non solo agonistiche, ma anche dirigenziali e di coordinamento, facendoli confrontare con società esterne e istituzioni locali. Questo approccio permette ai giovani di acquisire non solo competenze tecniche, ma anche un senso di appartenenza e responsabilità.

Laboratori pratici e creatività. I progetti hanno proposto una ricca varietà di laboratori e attività esperienziali, dal teatro sociale all'arteterapia, dalla cura dell'orto alla produzione di pasta. L'obiettivo di queste attività è aiutare i giovani a sviluppare soft skills (comunicazione, lavoro di squadra, resilienza) in contesti concreti e partecipati. Vengono descritti come "luoghi informali dove incontrarsi, esprimersi, costruire iniziative collettive". Altri hanno offerto la possibilità ai beneficiari di ideare e condurre un laboratorio, rendendoli protagonisti attivi.

La centralità della relazione e della mentorship. Quasi tutti i progetti riconoscono che la vera innovazione risiede nella qualità della relazione. La figura del case manager o del "mentore" è descritta come cruciale per stabilire un rapporto di fiducia e creare percorsi "ad hoc" che rispondano ai bisogni individuali. Un progetto propone un percorso di mentoring guidato da atleti con un background simile a quello dei beneficiari, offrendo un modello educativo di riferimento positivo. Questo approccio relazionale, basato sull'ascolto e la rilettura delle esperienze, è considerato essenziale per contrastare l'isolamento e il drop-out.

 

Sostenibilità e impatto: un cambiamento collettivo

Le proposte ricevute guardano oltre la durata del progetto, definendo strategie per generare un impatto sostenibile e duraturo. La sostenibilità si articola su più livelli:

  • Sostenibilità Organizzativa. Le organizzazioni candidate hanno descritto come le azioni proposte siano coerenti con le loro linee operative e si integrino in progetti e servizi già esistenti, consolidando i risultati raggiunti e ampliando le opportunità future.
  • Sostenibilità Relazionale. L'obiettivo finale non è solo l'inserimento lavorativo ma, spesso, la creazione di una "rete di supporto tra NEET, volontari ed enti locali". I progetti mirano a favorire legami significativi tra i partecipanti, che possono persistere anche dopo la fine del progetto. Questo aspetto di "comunità" è considerato fondamentale per contrastare l'isolamento che spesso accompagna la condizione di NEET.
  • Impatto Culturale e Territoriale. I candidati si prefiggono di promuovere un cambiamento culturale, sensibilizzando la comunità sull'importanza dell'inclusione e della valorizzazione della diversità. Le proposte ambiscono a lasciare un'impronta duratura sul territorio, attraverso la creazione di nuove alleanze, lo sviluppo di un modello replicabile e un patrimonio di relazioni e strumenti che possano continuare a generare opportunità. I formulari evidenziano l'importanza di un "approccio proattivo e sistemico, capace di agire su più livelli - interni ed esterni - e di valorizzare le risorse già presenti nei territori". Il rafforzamento delle reti locali viene visto come un elemento chiave che consentirà di collegare i NEET alle risorse ed opportunità esistenti, superando approcci frammentati.

In conclusione, l'insieme delle proposte presentate alla Call to Action di Mestieri Lombardia offre un'analisi dettagliata e multifattoriale del fenomeno NEET: esse vanno al di là del semplice adempimento, trasformandosi in una risorsa preziosa per comprendere le dinamiche sociali che portano all'esclusione giovanile. I progetti selezionati si distinguono per la loro capacità di passare dalla diagnosi all'azione, proponendo soluzioni concrete, innovative e basate sulla profonda conoscenza dei contesti locali.

Il loro successo non sarà misurato solo dal numero di giovani inseriti in percorsi lavorativi, ma anche dalla capacità di ricostruire la fiducia, di creare comunità e di rendere i giovani protagonisti attivi del proprio futuro.

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