Dall'assistenzialismo al welfare innovativo. Strategie e competenze per generare impatto sociale

 

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Chi lavora nel sociale e a stretto contatto con la comunità riconosce la necessità, sempre più evidente e sempre più urgente, di un passaggio a politiche di welfare più sostenibili, maggiormente in grado di generare coesione e contrastare l’assistenzialismo, come messo in luce anche a livello istituzionale e governativo.

 

Quali strumenti e strategie è dunque necessario mettere in campo per andare incontro ad un welfare realmente generativo?


La risposta sta nella costruzione di un profilo professionale efficace nella generazione di welfare innovativo in una comunità coesa: il Manager "Community Maker”. Si tratta di un profilo di competenze strategiche, “indossabile” da qualsiasi ruolo professionale inserito in un ente o Servizio, in grado di riconoscere l’esigenza di maggior efficacia nella co-progettazione, nella cultura di squadra e nella responsabilità condivisa per la cura e lo sviluppo della comunità.


E’ un ruolo creato da DialogicaLab a partire della Scienza Dialogica (Turchi et al., 2021): un riferimento scientifico che ha permesso di effettuare quello scarto necessario che, partendo dal governo degli interessi e dei bisogni dei singoli individui, conduce al governo delle interazioni comunitarie che si muovono per obiettivi comuni.

 

 

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Quali sono le competenze del Manager “Community Maker”?

 

Promuovere una cultura di squadra. La valorizzazione di una cultura di squadra getta le condizioni ideali affinché ogni ruolo – dagli attori della comunità agli operatori dei Servizi – possa contribuire corresponsabilmente al perseguimento di un obiettivo comune.


In questa accezione, non si tratta semplicemente di coordinarsi, né di attestarsi a un piano di collaborazione. Sebbene fondamentale, ciò non è sufficiente per generare il contributo che solo una squadra può offrire. Assumere un’ottica di squadra implica invece generare uno step ulteriore che si connette alla co-programmazione e alla co-progettazione che animano i territori: un assetto in cui le parti sono chiamate in contemporanea a coordinarsi, collaborare e definire insieme quali strategie e azioni svolgere per perseguire un obiettivo comune (De Aloe e Ferri 2021).

 

L'intervento del Manager "Community Maker" si rivela qui estremamente prezioso: grazie al suo ruolo di gestione degli assetti interattivi in un’ottica di squadra, ecco che i bisogni attribuibili a schieramenti tra portatori di interessi differenti diventano occasione per sviluppare proposte che coinvolgono i diversi attori della comunità nella gestione corresponsabile dei problemi emersi inizialmente.

 

Osservare le esigenze attraverso i bisogni espressi. Le competenze del Manager “Community Maker” consentono di affrontare le richieste, i bisogni e i problemi della comunità considerandoli come un punto di inizio per osservare quali processi hanno concorso a generare il problema stesso.

 

La richiesta del cittadino diventa così l’occasione di osservare come questo si è mosso fino a quel momento e poter strutturare un intervento che vada a lavorare proprio su ciò che ha generato il bisogno stesso. L’intervento dunque si focalizza nel promuovere le competenze dei singoli nella gestione degli aspetti che li riguardano (Turchi e Vendramini 2016).

 

Intervenendo in questo modo si impatta anche sulla coesione comunitaria, oltre che sulla risposta ai singoli: infatti, oltre ad interrompere dinamiche di assistenzialismo e frammentazione, la gestione interattiva dei bisogni espressi dalla cittadinanza diventa occasione per costruire un patrimonio di competenze a disposizione della comunità utilizzabili in altre occasioni.

 

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Photo by Tom Wilson on Unsplash 

 

 Padroneggiare modelli di governance. Riferirsi a uno dei modelli di governance che oggi proliferano nei Servizi e nelle Reti, di per sé non è garanzia della buona riuscita di un lavoro di squadra: bisogna saperli padroneggiare e monitorare.

 

Un Manager “Community Maker”, come detto, promuove il contributo di ogni parte in causa - cittadini, associazioni, Servizi, amministrazioni - attraverso un lavoro di squadra che si avvale anche di un modello organizzativo che si definisce per obiettivi e processi. Questo genera la differenza nel supportare la governance di Organizzazioni e Reti (Turchi e Vendramini 2016). Si costruisce dunque un’architettura per cui ogni ruolo coinvolto concorre al perseguimento di un obiettivo comune facendo costantemente interagire questo con il singolo obiettivo che ha in delega: in altre parole, si costruisce una matrice di governance in corresponsabilità, in cui i diversi livelli (politico, dirigenziale, gestionale e operativo) sono in costante circolarità e interdipendenza tra loro.

 

In una tale struttura di governo, il profilo di competenze di Manager “Community Maker” è abile nel tenere aperto un dialogo costante anche con i soggetti comunitari, affinché possano essere coinvolti in qualsiasi momento nel generare un contributo.

 

Misurare il valore degli assetti interattivi. Saper leggere in modo scientifico il livello di coesione e di cultura di squadra di un assetto comunitario rappresenta la base fondamentale non solo per scegliere le modalità di intervento più strategiche, ma anche per essere consapevoli in merito all’impatto di interventi/servizi/progetti sulla comunità stessa.


Poter attribuire una misura in termini di generazione di coesione ai modi con cui i cittadini e i Servizi interagiscono, consente al Manager “Community Maker” di andare oltre la rendicontazione degli interventi svolti e il numero di beneficiari raggiunti, misurando il patrimonio che si lascia alla comunità in termini di competenze e co-responsabilità (Turchi e Orrù 2014).


Ragionare in termini di impatto è una competenza che offre valore non solo ad intervento concluso, ma soprattutto fin dal momento in cui si definisce un bando, si scrive un progetto, si osserva il potenziale di un percorso di co-programmazione territoriale. La forma mentis della valutazione d’impatto deve consentire innanzitutto di progettare l’impatto, come massima espressione di responsabilità nell’uso sostenibile e generativo delle risorse della nostra comunità e della comunità come risorsa.

 

 

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Come nascono i Manager “Community Maker”?

 

Dopo il successo delle precedenti edizioni, DialogicaLab, realtà attiva dal 2006 nella consulenza, formazione e ricerca per l'innovazione di Politiche Sociali e Servizi alle persone, in partnership con IRaise, società che si occupa di responsabilità sociale di impresa e di fundraising, rilanciano per il quarto anno consecutivo il percorso di alta formazione per professionisti del sociale che si occupano di welfare e comunità, focalizzato sull’esercizio e la padronanza delle competenze proprie della figura del Manager “Community Maker”.


Il corso, che si svolgerà dal 18 febbraio al 15 luglio 2023, si propone di potenziare i profili di tutti quei ruoli professionali coinvolti nel sociale, rendendoli competenti nel governo delle interazioni.


Le iscrizioni si chiuderanno il 20 gennaio 2023; tutte le iscrizioni pervenute entro il 15 dicembre avranno diritto al 10% di sconto sul valore del corso. Sono inoltre disponibili due borse di studio per profili junior che hanno maturato meno di 2 anni di esperienza lavorativa.

 


Per il programma completo e le iscrizioni qui

 

 

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