Valutare gli interventi nel sociale. Come orientarsi tra soddisfazione, efficacia, impatto e sostenibilità
DialogicaLab

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Che impatto ha avuto il progetto nella comunità?
Quali risultati si sono ottenuti?
Quali indicatori ci parlano del futuro di un progetto?
Come ingaggiare maggiormente il target riprogettando l’intervento appena concluso?
Queste sono alcune delle domande che gli esperti del sociale si pongono quando è il momento di valutare il proprio lavoro e ogni domanda trova risposta applicando criteri di valutazione differenti, fondati su un rigoroso impianto scientifico e in grado di offrire dati coerenti. Fermiamoci dunque un attimo a ragionare su quali sono le diverse dimensioni di valutazione che consentono di rispondere alle varie domande, provando a far chiarezza circa i dati che ognuna di esse mette a disposizione.
Rilevare il gradimento e la soddisfazione
Se c’è una cosa a cui non ci si può sottrarre a chiusura di qualsiasi intervento è la percezione che ne hanno avuto i cittadini. In particolare su questo si possono osservare due dimensioni:
- il gradimento, che descrive il riconoscimento della bontà del progetto da parte della comunità, il giudizio che ne deriva, la “medaglia” che gli si conferisce;
- la soddisfazione, che aiuta a conoscere i criteri che i cittadini usano per esprimere il proprio giudizio sul progetto/intervento, nonché a disporre della panoramica di punti di forza e criticità che essi riscontrano (http://www.dialogica-lab.eu/perche-dialogica/riferimenti-teorici; Turchi et al., 2014, Turchi et al., 2021).
La rilevazione della soddisfazione permette di fare un passo avanti in più rispetto al gradimento, ovvero il professionista del sociale può così acquisire dati per conoscere come ragionano i cittadini - il loro approccio al progetto - e può usarli per riprogettare interventi futuri.
Se la rilevazione della soddisfazione ci dà quindi elementi sul futuro, su cosa ancora lavorare, non ci parla però dell’efficacia dell'intervento stesso. Per quello dobbiamo guardare ad altri indici e indicatori.
Come si attesta il raggiungimento dei risultati?
La misurazione dell’efficacia di un progetto serve ad attestare il cambiamento generato: quanto dell’obiettivo si è tradotto in risultato. La rilevazione avviene dunque in due momenti (Pinto et al., 2022):
- prima dell’inizio del progetto (T0), misurando il livello di competenze di ogni partecipante coerentemente con quelle che il progetto vuole esercitare;
- a fine progetto (T1), in cui si misura nuovamente il livello di competenze.
Confrontando i dati ottenuti si potrà argomentare il lavoro svolto ai committenti basandosi sulla misurazione dello scarto tra un momento e l’altro. Parallelamente questo dato è utile anche agli erogatori/progettisti per ragionare sull’efficacia delle strategie messe in campo, valutando quali sarà utile mantenere o modificare in vista di prossime progettazioni.

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Con la valutazione dell’efficacia abbiamo dunque i dati che ci parlano di come - e se - il progetto abbia modificato le competenze dei partecipanti. Non ci dice però cosa ha generato per la comunità in senso più ampio e cosa lascia in eredità alla comunità: di questo se ne occupa la valutazione dell’impatto e della sostenibilità.
Tale misurazione offre due tipi di dati su tre dimensioni: sociale, economica, ambientale.
L’impatto ci dice quanto si è generato durante l’erogazione del progetto. Dal punto di vista sociale, il progetto ha contribuito a generare assetti comunitari più coesi? Dal punto di vista economico, possiamo dire che i benefici sono stati maggiori dei costi? Dal punto di vista ambientale, possiamo affermare che si sono preservati elementi naturali o artificiali utilizzati durante il progetto?
La sostenibilità ci dice quanto rimane a patrimonio della comunità dopo la sua conclusione. Dal punto di vista sociale, ci siamo occupati di trasferire le competenze promosse dal progetto in modo che siano un bagaglio che rimane ai cittadini? Dal punto di vista economico, abbiamo generato somme di denaro (investimenti) di cui la comunità potrà fruire in futuro? Dal punto di vista ambientale, abbiamo generato o promosso elementi naturali o artificiali in modo che siano a disposizione anche delle generazioni future?

Gli strumenti a disposizione dei professionisti
Orientarsi tra le varie tipologie di valutazioni richiede una formazione professionale ad hoc e ancorata ad uno specifico modello teorico. Nel presente articolo il riferimento usato è quello del Modello Dialogico, lo stesso alla base del corso di alta formazione per Manager Community Maker che dal 2020 DialogicaLab promuove in partnership con IRaise. Un percorso formativo dedicato a manager e professionisti del sociale che vogliono incrementare la propria expertise anche, ma non solo, nella gestione e valutazione del valore generato dai propri progetti.
Per approfondire le competenze e la spendibilità della figura del Manager CM si rimanda al sito del corso. Per chi si iscrive entro il 15 dicembre è attivo uno sconto del 10% sul valore del percorso
Articolo a cura di DialogicaLab: Silvia de Aloe, Ambra Richiedei, Eleonora Bacioccola
Bibliografia
Pinto, E., Fabbian, A., Alfieri, R., Roit, A.D., Marano, S., Mattara, G., Pilati, P., Castoro, C., Cavarzan, M., Dalla Riva, M.S., Orrù, L., Turchi, G.P. (2022). Critical Competences for the Management of Post-Operative Course in Patients with Digestive Tract Cancer: The Contribution of MADIT Methodology for a Nine-Month Longitudinal Study. Behavioral Sciences, 12, 101. https://doi.org/10.3390/bs12040101
Turchi, G.P., Dalla Riva, M.S., Ciloni, C., Moro, C., & Orrù, L. (2021). The Interactive Management of the SAR-CoV-2 Virus: The Social Cohesion Index, a Methodological Operational Proposal. Frontiers in Psychology, 12, 559842. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2021.559842
Turchi, G.P.; Romanelli, M.; Bonazza, F.; Girardi, A. (2014) Discursive configuration. In Encyclopedia of Critical Psychology; Teo, T. Eds; Springer, New York; pp. 457–463. https://doi.org/10.1007/978-1-4614-5583-7_569
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