Confiscati Bene 2.0: nasce il portale della trasparenza

Confiscati Bene 2.0 è il nuovo progetto nazionale per la trasparenza e la promozione del riutilizzo dei beni confiscati, ideato dall'Associazione onData e da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie e realizzato grazie al contributo di Fondazione TIM, espressione dell'impegno sociale di TIM per la promozione della cultura del cambiamento e dell'innovazione digitale.
Il progetto ha una storia lunga. Nasce nel 2014 sotto la spinta di un gruppo di persone dal forte carattere innovativo, convinte delle potenzialità del digitale per portare avanti i temi della legalità, a cominciare dai beni confiscati di cui, specie al tempo, era poco chiaro anche solo il numero. Ed è dall'impegno e dalla passione di parte del collettivo che di lì a poco sarebbe nata formalmente l'associazione onData.
Risale al 2015 l’incontro con Libera, storicamente impegnata sui temi dei beni confiscati e sempre più convinta dell’esigenza di strutturare una propria proposta attorno al tema del monitoraggio civico.
L’idea è chiara e condivisa fin da principio: far entrare Libera, ossia la sua storia, la sua energia e la sua gente, all’interno della piattaforma resa viva da onData.
Il progetto embrionale può dunque evolvere nelle forme di un portale di dati collaborativo, frutto diretto dell’azione di tre comunità che, a diverso titolo, si occupano di beni confiscati e con le quali Libera ha un rapporto o un dialogo da tempo: quella dei cittadini monitoranti, quella dei soggetti gestori e quella degli enti pubblici, contando sulla capacità di onData di offrire loro gli strumenti digitali necessari.
Nasce così “Confiscati bene 2.0”, dove quel “duepuntozero” sottende proprio questo cambio di passo nella raccolta e produzione del dato sui beni. Il finanziamento arriva grazie a Fondazione TIM.
Confiscati Bene 2.0 è un portale della trasparenza, nato per monitorare e raccontare con numeri, dati e buone pratiche la storia e la vita dei beni confiscati in Italia alle mafie e ai corrotti.
Dalla Lombardia alla Calabria, dall’Emilia Romagna al Lazio, verranno raccontate anche le storie di monitoraggio civile, recupero e riqualificazione di tutti quei beni confiscati alle mafie e riportati al “bene comune” nella disponibilità sociale dei cittadini.

Il modello è quello di un portale di dati collaborativo e vuole offrirsi come un prototipo da replicare, un esempio funzionale e pratico di “governo aperto” fondato su un’azione capillare e diffusa.
Cittadini monitoranti, enti che gestiscono beni su tutto il territorio nazionale, istituzioni che a diverso titolo hanno a che fare con essi: tre “comunità di pratiche”, differenti per mission e per modalità d’azione, ma che insieme possono garantire la piena trasparenza dei beni confiscati.
La chiave del suo successo? Essere utilizzato dal maggior numero possibile di persone, specie se appartengono ai tre mondi che a diverso titolo si prendono cura, gestiscono, amministrano il bene comune.
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