Governare le interazioni umane verso obiettivi comuni e sostenibili. Il corso per Manager "Community Maker"
Le sfide sociali da affrontare diventano ogni giorno sempre più complesse, e gli enti, le istituzioni e gli operatori coinvolti nel settore del welfare si trovano costantemente ad adattarsi a un panorama in continua evoluzione. Le necessità della popolazione si intrecciano con nuove dinamiche, richiedendo approcci più sofisticati e competenze trasversali. In questo scenario, è necessario un cambiamento radicale nelle modalità di progettazione e implementazione dei servizi di welfare, con l’obiettivo di rispondere in modo più efficace e sostenibile alle esigenze delle persone e delle comunità.
Il welfare di ieri e il welfare di oggi
Storicamente, il sistema di welfare si è strutturato principalmente per rispondere ai bisogni individuali, concentrandosi su ciò che manca al cittadino, che si tratti di supporto economico, di assistenza sanitaria o di servizi educativi. Questo approccio ha portato alla creazione di una relazione passiva tra il cittadino e i servizi, dove il primo attende una risposta specifica a una necessità, senza un coinvolgimento attivo nella costruzione delle soluzioni. Sebbene questo modello abbia dato risposte concrete a molte situazioni, nel tempo ha messo in evidenza dei limiti: non ha considerato il tessuto comunitario, che è il vero contesto in cui i bisogni emergono, si sviluppano e si alimentano.
Il modello assistenziale, che si concentra sull'intervento nei casi specifici e separati, non è più sufficiente. Oggi è necessario un approccio che vada oltre la semplice risposta alle emergenze individuali, mirando invece a favorire la partecipazione attiva e a sviluppare la capacità delle persone di affrontare in autonomia le proprie difficoltà, rafforzando al contempo la comunità nel suo complesso.
La sfida del welfare generativo
Il cambiamento necessario per superare i limiti del modello assistenziale si chiama welfare generativo. Questo approccio si concentra sulla capability delle comunità, cioè sulla loro capacità di generare soluzioni e risposte in modo autonomo e condiviso. Un welfare che non si limiti a rispondere ai bisogni, ma che crei le condizioni per lo sviluppo di competenze, l'autosufficienza e la responsabilità collettiva. In altre parole, il welfare generativo non mira solo a "tamponare" le carenze, ma ad attivare i cittadini come protagonisti del cambiamento, sviluppando un sistema in cui tutti contribuiscono al benessere comune.
Prepararsi al cambiamento: le competenze necessarie
Per rispondere efficacemente alle sfide sociali contemporanee, le professioni che operano nel settore del welfare devono evolvere. L’introduzione di un approccio generativo non è solo una necessità, ma una vera e propria opportunità di trasformazione per il sistema sociale nel suo complesso. All'interno di questo nuovo scenario, i professionisti del settore hanno la necessità di sviluppare un ampio set di competenze trasversali, che vadano oltre la gestione delle problematiche individuali e si orientino invece alla creazione di soluzioni collettive e sostenibili.
In questo contesto, il cambiamento non riguarda solo le tecniche e gli strumenti utilizzati, ma anche il modo in cui si concepisce il welfare stesso. Non basta più, infatti, gestire un servizio, ma è fondamentale saper costruire e facilitare relazioni, attivare risorse comunitarie, promuovere l’autonomia dei cittadini e, al contempo, valutare l’efficacia e l’impatto dei programmi. Le competenze richieste ai professionisti del welfare devono dunque spaziare dalla capacità di mediare tra interessi diversi, alla conoscenza dei processi di cambiamento sociale, fino all'abilità di lavorare in team multidisciplinari. Non si tratta più solo di rispondere ai bisogni, ma di orientare i cittadini a diventare protagonisti di un cambiamento che parte dalla comunità e che coinvolge tutti i soggetti interessati.
Solo attraverso un approccio integrato, che metta al centro la comunità, la partecipazione e la responsabilità, sarà possibile costruire un welfare che non solo risponde ai bisogni, ma che li previene, li comprende e li trasforma, promuovendo un futuro più equo, coeso e sostenibile per tutti
Il ruolo del Manager "Community Maker"
Per rispondere a queste nuove sfide, DialogicaLab, operante dal 2006 nel campo della consulenza, formazione e ricerca per l'innovazione delle politiche sociali e dei servizi alle persone, ha ridefinito il profilo professionale necessario a promuovere il cambiamento. La figura che emerge è quella del Manager "Community Maker", una figura capace di operare in modo integrato e complesso nel panorama del welfare generativo, non solo coordinando e gestendo i servizi, ma diventando anche un facilitatore di processi sociali e di cambiamento, abile a costruire comunità coese e in grado di auto-sostenersi.
Quello del Manager "Community Maker" è un abito che qualunque professionista, inserito in un ente o servizio, può vestire. Una forma mentis caratterizzata dall'unione di competenze relazionali, gestionali e valutative, che si fa portatrice di una visione che guarda alla capacità delle comunità di generare risposte ai propri bisogni. Questo approccio richiede un lavoro continuo di connessione, di valorizzazione delle risorse locali, di promozione dell’autonomia dei cittadini, e di costruzione di reti che possano affrontare le sfide sociali in modo collaborativo e innovativo.
Corso di alta formazione per Manager "Community Maker”: al via la VI edizione
Con cinque edizioni di successo già realizzate, DialogicaLab lancia la nuova edizione del suo programma di alta formazione per Manager "Community Maker".
Il corso ha l’obiettivo di rafforzare le competenze di tutte le figure professionali impegnate nel Terzo Settore, nelle istituzioni e nelle organizzazioni, preparandole a gestire in modo efficace le dinamiche di interazione tra professionisti, cittadini e le diverse realtà territoriali.
Il percorso, organizzato in 11 giornate distribuite nell'arco di 5 mesi (dal 1 marzo al 20 luglio 2025), si svolgerà in modalità blended: 7 lezioni in presenza a Milano e 4 lezioni online, col coinvolgimento di esperti di settore, tra cui professionisti della progettazione europea, della comunicazione e della misura dell'impatto sociale.
La didattica prevederà lezioni frontali e workshop, oltre alla scelta tra uno stage individualizzato e un project work in gruppo. Sono inoltre previsti momenti di networking per creare sinergie e connessioni tra professionisti provenienti da differenti realtà organizzative.
Come si struttura il corso?
Sono cinque i moduli che i partecipanti affronteranno, ciascuno ideato per sviluppare specifiche competenze:
- Modulo 1. Il programma prevede l'analisi del contesto, l'approfondimento del fondamento scientifico delle architetture generative e l'uso di riferimenti teorico-metodologici. Si focalizza sulla valutazione della coesione e della promozione della salute delle differenti architetture di servizi e dei relativi assetti interattivi. Inoltre, si esplora l'uso di normative e indirizzi per il lavoro di squadra con il territorio, con un focus sulla co-progettazione.
- Modulo 2. Condizioni metodologiche per una progettazione ad impatto: dall'analisi della specifica esigenza alla sua traduzione in obiettivo e strategie, dalla costruzione di azioni, alla valutazione finale e alla promozione di una cultura di squadra.
- Modulo 3. Cosa serve a chi gestisce progetti ed eroga servizi di welfare, per non farsi “travolgere” dalle differenti richieste portate dai vari attori della rete? Il programma analizzerà come governare e gestire i contesti multi-stakeholder verso obiettivi comuni, dall'osservazione degli assetti interattivi, alla loro lettura in riferimento a tali obiettivi, fino alla costruzione di strategie di governance.
- Modulo 4. La progettazione dell'impianto valutativo: lettura e valutazione scientifica del livello di coesione e di cultura di squadra e osservazione delle modalità discorsive e delle interazioni.
- Modulo 5. Workshop e networking: due giornate dedicate all’allenamento applicativo della filiera della progettazione in diversi contesti e in relazione ai possibili ruoli (decisionali, gestionali, operativi). Presentazione delle attività di Project Work o Stage come punto di partenza per la creazione di sinergie tra professionisti di ambiti diversi che perseguono progettualità comuni.
A chi si rivolge il corso di alta formazione per Manager "Community Maker”?
Ai ruoli manageriali, di coordinamento e operativi all’interno di enti pubblici e del Terzo Settore coinvolti nella definizione e gestione delle politiche pubbliche; ai ruoli di organizzazioni private che intendono promuovere policy orientate a criteri ESG, welfare generativo e diversity&inclusion, nonché acquisire competenze per diventare protagonisti del cambiamento. Il corso è rivolto a tutti i professionisti interessati ad accrescere la capacità della propria organizzazione, ente, Servizio o rete di riferimento di promuovere la co-progettazione, la cultura del lavoro di squadra e la responsabilità condivisa, al fine di perseguire obiettivi di coesione e sviluppo sostenibile.
Previste borse di studio a copertura parziale del costo complessivo per profili junior con esperienza lavorativa inferiore a 2 anni. Il corso fornirà il rilascio dell'attestato di partecipazione e crediti formativi per Operatori Sanitari (ECM) e Assistenti Sociali.
Richiedi ora un colloquio conoscitivo. I posti sono limitati.
Iscrizioni aperte fino al 15 febbraio 2025
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