Il Manager “Community Maker”: nuove competenze per un welfare generativo nelle reti multi-attore

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Foto di Myriams-Fotos da Pixabay 

 

La complessità delle attuali sfide sociali, quotidianamente fronteggiate da enti, istituzioni e operatori coinvolti nel settore del welfare, richiede nuove competenze trasversali in grado di toccare contemporaneamente la dimensione relazionale, la dimensione gestionale e quella valutativa.

Fino ad oggi il sistema di welfare è stato strutturato per rispondere ai bisogni dei singoli individui, focalizzandosi su ciò che manca al cittadino. Nel tempo, questo ha generato da parte della cittadinanza un’interazione con i servizi orientata alla richiesta passiva di risposte alle singole aspettative, perdendo di vista il tessuto comunitario in cui simili “mancanze” si generano e alimentano. Tale modo di procedere, frutto di un modello assistenziale, si è rivelato nel tempo sempre meno sostenibile, non essendo orientato allo sviluppo di competenze nei cittadini e, conseguentemente, alla loro autonomia e responsabilità.

Le figure professionali che sostengono i Servizi di welfare si trovano dunque ora di fronte all’esigenza di un cambio radicale di approccio scientifico, teorico e quindi anche metodologico ed operativo: dal governo degli interessi e dei bisogni dei singoli individui, al governo della complessità delle interazioni comunitarie che incidono sulla generazione e sulla gestione anche dei bisogni dei singoli.

Quali competenze occorrono dunque a chi gestisce ed eroga servizi di welfare per introdurre un cambio di visione nel rapporto tra cittadini e servizi? Quali strumenti e strategie è utile mettere in campo per favorire il passaggio al cosiddetto “welfare generativo”, focalizzato sulla capability delle comunità e quindi più sostenibile ed efficace nel promuovere cambiamento? Come arrivare preparati - in veste di professionisti del settore - per rispondere a tali sfide?

Per rispondere a ciò, DialogicaLab è partita dalla ridefinizione del profilo di competenze trasversali e comuni a tutti quei ruoli che dirigono, coordinano, producono ed erogano sistemi e Servizi di welfare: il risultato è una figura professionale efficace nella costruzione di welfare generativo in una comunità coesa, il Manager "Community Maker".

 

Con un profilo di competenze strategiche, “indossabile” da qualsiasi ruolo professionale inserito in un ente, Servizio o azienda, il Manager "Community Maker" è in grado di riconoscere l’esigenza di maggior efficacia nella co-progettazione, nella cultura di squadra e nella responsabilità condivisa per la cura e lo sviluppo della comunità

 

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Foto di Birger Strahl su Unsplash

 

Le skills del Manager "Community Maker"

Promuovere una cultura di squadra. Per il Manager Community Maker, i bisogni attribuibili a singoli stakeholder diventano occasione per sviluppare proposte che coinvolgono in modo corresponsabile i diversi attori della comunità.

Una cultura di squadra chiede e permette ad ogni ruolo coinvolto (attori della comunità, operatori dei Servizi, ecc.) di contribuire corresponsabilmente al perseguimento di un obiettivo comune. Implica dunque connettersi in una rete territoriale, co-programmando e co-progettando un assetto in cui le parti definiscono insieme strategie ed azioni finalizzate al raggiungimento di una meta condivisa.

In veste di esempio dell’esigenza cogente di sapersi muovere in squadra si potrebbe annoverare il grande investimento in corso attraverso i fondi della linea 1.1.4 del PNRR per la supervisione ad assistenti sociali e operatori per il contrasto al fenomeno del burn out. In un assetto di squadra, il sovraccarico di impegni su una figura professionale non può essere più affrontato come un problema dell’individuo che “non ce la fa più” e che quindi va aiutato o sostituito: va invece trasformato nella possibilità di incrementare prassi di diffusione di competenze e responsabilità, di definire le priorità e monitorarle, di ridefinire strategie di collaborazione tra partner.

Padroneggiare modelli di governance. Per promuovere una cultura di squadra, serve saper padroneggiare i modelli di governance/organizzativi e saper costruire un’efficace matrice di ruoli.

Come poter rendere concreto e fattivo l’esercizio della corresponsabilità, in cui i diversi livelli (politico, dirigenziale, gestionale e operativo) possano agire in costante circolarità e interdipendenza tra loro? Se pensiamo a reti multi-attore, quali ad esempio le reti anti-violenza, è chiara l’esigenza: che ogni ruolo conosca dove si colloca il suo contributo e quale quota di responsabilità può assumersi nell’interazione con gli altri ruoli della rete. Quali processi ha in carico il capofila? Quali processi gestiscono i Centri Antiviolenza? Quali contributi possono offrire le forze dell’ordine, gli ospedali, i servizi sociali, le scuole? Come orientare la possibilità di contribuzione dei cittadini nella trasformazione culturale volta al contrasto alla violenza di genere?

Il Manager "Community Maker" tiene aperto un dialogo costante anche con i soggetti comunitari, affinché possano essere coinvolti in qualsiasi momento nel generare un contributo, e sa costruire matrici di progetto e organizzative che consentano l’applicazione concreta della corresponsabilità nell’interazione tra tutti gli snodi e i ruoli.

Misurare il valore della coesione della rete. Scegliere le modalità di intervento più strategiche - così come misurare l’impatto e la sostenibilità di un intervento/servizio/progetto sulla comunità - necessita di un metodo scientifico che permetta di osservare ed ottenere una misura del grado di coesione della rete o organizzazione in cui la squadra di professionisti opera.

Immaginate le implicazioni, per una rete di partenariato che attiva equipe multiprofessionali nel territorio, se questa disponesse di un dato di misura del grado di coesione con cui essa si orienta verso l’obiettivo comune. I dati potrebbero essere usati tanto dai policy makers per prendere decisioni, quanto dal livello gestionale della rete stessa (ente capofila e soggetti del partenariato) per introdurre strategie mirate a rafforzarla, massimizzandone l’impatto.

Padroneggiare un sistema di valutazione e misurazione dei modi con cui i cittadini e i Servizi interagiscono consente al Manager "Community Maker" di andare oltre la rendicontazione degli interventi svolti e il numero di beneficiari raggiunti, e di misurare e condividere il patrimonio lasciato alla comunità in termini di competenze e co-responsabilità.

 

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Foto di Oleksii S su Unsplash

 

 Come nascono i Manager "Community Maker"?

Dirigenti e amministratori del Terzo Settore, responsabili di Settore e Servizi delle Pubbliche Amministrazioni, coordinatori d’area o di progettazioni complesse con ampi partenariati: sono esempi di ruoli che sperimentano in prima persona l’esigenza di sviluppo di un profilo di competenze ben specifiche, quello del Manager "Community Maker”.

DialogicaLab darà il via alla V^ edizione del corso di alta formazione per Manager "Community Maker", che si propone di potenziare i profili di tutti quei ruoli professionali coinvolti nel Terzo Settore, nelle istituzioni e nelle organizzazioni, rendendoli competenti nel governo delle interazioni tra professionisti, cittadini e snodi del territorio.

Il percorso, organizzato in 4 moduli per un totale di 11 giornate distribuite nell'arco di 5 mesi, si svolgerà a Milano in modalità blended (sia in presenza che attraverso lezioni online sincrone e asincrone) a partire dal 10 febbraio 2024. La didattica prevederà lezioni frontali e workshop, oltre alla scelta tra uno stage individualizzato e un project work in gruppo. Sono inoltre previsti momenti di networking per creare sinergie e connessioni tra professionisti provenienti da differenti realtà organizzative.

 

Ultimi posti disponibili. Termine previsto per le iscrizioni: 20 gennaio 2024. Qui per il programma e il modulo di iscrizione

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