Le fotografie che raccontano l’Italia sostenibile in mostra al Salone Internazionale del Libro di Torino

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Vittoria Lorenzetti – Vincitrice Foto Singola ISPA 2020 (vedi didascalie foto) 

 

Con l’esposizione delle fotografie vincitrici delle prime tre edizioni, l’agenzia Parallelozero presenta la mostra ISPA – Italian Sustainability Photo Award, dal 17 al 22 maggio 2023. Il contesto è il programma del Salone Off, la grande festa del libro diffusa e inclusiva del Salone Internazionale del Libro di Torino, di cui Parallelozero è partner da diversi anni.

 

Il suggestivo spazio della Cavallerizza Reale di Torino - al centro di un importante restyling firmato da Cino Zucchi Architetti – accoglierà le immagini selezionate delle ultime tre edizioni del premio fotografico per ciascuna delle tre categorie: miglior Fotografia Singola, miglior Storia Fotografica e Grant, e cioè i progetti fotografici finanziati con 10.000 euro dall’award per la produzione di un reportage originale da realizzare in Italia.


“Con questa mostra il Salone Off sottolinea la sua attenzione ai temi della responsabilità ambientale e climatica, equità sociale e impegno globale, in linea con i valori di sostenibilità che il Salone Internazionale del Libro di Torino persegue da diversi anni, prioritari per garantire un futuro al nostro pianeta. Solo passando attraverso la sensibilizzazione, e quindi anche attraverso iniziative culturali come la mostra dei vincitori di ISPA - Italian Sustainability Photo Award, possiamo contribuire a formare cittadini consapevoli”, dichiara Marco Pautasso, Segretario generale del Salone e responsabile Salone Off.


Spazio, dunque, al fotografo torinese Tomaso Clavarino, vincitore del Grant 2022 per “Have you ever heard the sound of falling rocks?”, sviluppato nel corso di sei mesi lungo l’arco alpino per testimoniare gli effetti dell’aumento delle temperature e il degrado del permafrost, affrontando sia le problematiche che le possibili soluzioni e le azioni messe in campo dal mondo della ricerca e dai territori per fare fronte a questo problema. "Inverni più brevi, innevamento ridotto, scioglimento dei ghiacciai sono solo alcuni degli effetti del riscaldamento globale sull’arco alpino. Vi sono però effetti meno visibili, dei quali è difficile avere una chiara percezione ma che hanno un impatto drammatico sulla salute di uno degli ecosistemi più importanti, e allo stesso tempo più fragili, della Terra. Fra questi c’è il degrado del permafrost, la parte superficiale della crosta terrestre più a contatto con tutti i fenomeni che si verificano nell’atmosfera. Il suo degrado, dovuto allo scioglimento del ghiaccio in esso contenuto, è fonte di instabilità dei versanti e di modificazioni del circuito idrogeologico con gravi ripercussioni sul territorio", spiega Clavarino.

 

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Tomaso Clavarino – Vincitore Grant 2022 “Have you ever heard the sound of falling rocks?” (vedi didascalie foto) 


Ideato nel 2019 su iniziativa di Parallelozero, in collaborazione con il main sponsor PIMCO, ISPA - Italian Sustainability Photo Award è il primo premio fotografico italiano dedicato alla sostenibilità. Le prime tre edizioni hanno riscosso un forte interesse, coinvolgendo 1000 fotografi di 52 nazionalità, che hanno partecipato inviando circa 9000 immagini


L’obiettivo di ISPA, la cui quarta edizione è in corso - chiuse le candidature al Grant, aperte le candidature fino al 4 settembre per le categorie migliore Foto Singola e migliore Storia Fotografica - è provare a raccontare tutte le diverse accezioni dell’acronimo ESG, che indica i tre ambiti fondamentali della sostenibilità. Quella ambientale, che ha a cuore questioni come la produzione di energia pulita, la tutela della biodiversità e la gestione delle risorse naturali. Quella sociale, legata al rispetto e alla salvaguardia dei diritti, delle persone, del lavoro, dell’inclusione. E la governance, intesa come impegno e responsabilità sociale delle organizzazioni – pubbliche e private – per perseguire lo sviluppo sostenibile.
L’Italian Sustainability Photo Award sostiene la fotografia come strumento di narrazione e promuove - attraverso di essa - i valori che rendono migliore il mondo in cui viviamo.

 

I premi, le categorie e le scadenze:

• Grant di 10.000 euro per la produzione di un progetto fotografico da realizzare in Italia (candidature chiuse)
• Premio di 1500 euro per la migliore Fotografia Singola (scadenza candidature 4 settembre)
• Premio di 3500 euro per la migliore Storia Fotografica (scadenza candidature 4 settembre)

 

La mostra ISPA – Italian Sustainability Photo Award alla Cavallerizza Reale (ingresso da Piazzetta Accademia Militare, 3) è a ingresso gratuito, secondo i seguenti orari:

Mercoledì 17 Maggio: opening 18.00
Giovedì 18 Maggio: 16.00 - 20.00
Venerdì 19 Maggio: 16.00 - 20.00
Sabato 20 Maggio: 11.00 - 20.00
Domenica 21 Maggio: 11.00 - 20.00
Lunedì 22 Maggio: 16.00 - 20.00

 

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Matteo de Mayda - Vincitore Grant 2021 “There is no calm after the storm”  (vedi didascalie foto) 

 

Qui per le informazioni sul programma del Salone Off. Per tutte le informazioni sul premio e per consultare il regolamento, qui

 

 

Didascalie foto:

Vittoria Lorenzetti – Vincitrice Foto Singola ISPA 2020

Alcuni dei segni più chiari e visibili del cambiamento climatico, come il ritiro dei ghiacciai, si trovano nelle zone di montagna. Sul Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa (4810 m), esistono strutture che attirano visitatori da tutto il mondo fin dagli anni Quaranta. Skyway, progetto avviato nel 2011, è la nuovissima funivia nata dalla ristrutturazione del primo impianto di risalita inaugurato nel 1947. La novità più importante rispetto alle strutture precedenti è stata, sin dall’inizio, l’apertura di un dialogo reciproco tra Skyway e la montagna, con l’impegno di rispettare l’ambiente circostante e preservarne il suo patrimonio. Skyway è stato progettato con le migliori tecnologie per ridurre al minimo i consumi energetici e idrici, nonché la produzione di rifiuti, con l’obiettivo di farne un edificio a impatto zero. Skyway nel 2018 ha iniziato a pubblicare un rapporto sulla sostenibilità per mostrare il suo impegno nel raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile istituiti dalle Nazioni Unite. Foto: Stazione Punta Helbronner, 3466 m. La forma della struttura è simile a un diamante incastonato tra le montagne. Un design innovativo che si integra perfettamente con il paesaggio e coniuga l’estetica con il rispetto per l’ambiente.

 

Tomaso Clavarino – Vincitore Grant 2022 - “Have you ever heard the sound of falling rocks?”

“Have you ever heard the sound of falling rocks?” è un viaggio di sei mesi lungo l’arco alpino, tra Italia, Francia, Svizzera e Austria. Un’indagine visiva su un fenomeno tanto importante quanto poco noto: il degrado del permafrost. Il progetto è il racconto di un ecosistema che sta cambiando e dell’attività di chi ha dedicato buona parte della propria vita a cercare possibili soluzioni. Emergono resilienza, spirito di adattabilità e un impegno nel campo della ricerca scientifica che mette in luce qualità umane e professionali: testimonianze importanti e modelli per le generazioni future. Nel corso del Ventesimo secolo le temperature sulle Alpi sono aumentate di 2 gradi Celsius, il doppio della media dell’intero pianeta. Inverni più brevi, innevamento ridotto, scioglimento dei ghiacciai sono solo alcuni degli effetti del riscaldamento globale sull’arco alpino. Vi sono però effetti meno visibili, dei quali è difficile avere una chiara percezione ma che hanno un impatto drammatico sulla salute di uno degli ecosistemi più importanti, e allo stesso tempo più fragili, della Terra. Fra questi C’è il degrado del permafrost, la parte superficiale della crosta terrestre più a contatto con tutti i fenomeni che si verificano nell’atmosfera. Il suo degrado, dovuto allo scioglimento del ghiaccio in esso contenuto, è fonte di instabilità dei versanti e di modificazioni del circuito idrogeologico con gravi ripercussioni sul territorio.
Il ghiaccio all’interno delle fessure rocciose agisce come cemento, tenendo insieme parti della montagna, ma con l’aumento della temperatura e del livello di congelamento la stabilità diminuisce con un potenziale aumento di frane e crolli, eventi che si registrano sempre più spesso in tutte le Alpi. Gli effetti di questi cambiamenti non si riflettono solo sull’ambiente ma anche sulle comunità alpine che da secoli vivono in questo delicato ecosistema.
“Le montagne, e le Alpi in modo particolare - spiega l’autore - hanno sempre avuto un peso rilevante nella mia vita. A piedi, con gli sci, con ramponi e picozza o appeso ad una corda, le ho attraversate in lungo e in largo per anni. La solitudine che vi si può respirare, la sensazione di essere impotente di fronte alla loro grandezza, ma anche la loro nascosta fragilità, sono alcune delle cose che mi hanno affascinato dell’ambiente alpino fin da quando ero un bambino. Negli anni le ho viste cambiare. Ho visto i versanti crollare, i torrenti gonfiarsi ferocemente, le nevicate cambiare drasticamente, i ghiacciai ritirarsi, la roccia diventare più instabile, gli animali modificare le loro abitudini, gli uomini doversi adattare a condizioni climatiche diverse e a eventi atmosferici sempre più estremi”.
“Have you ever heard the sound of falling rocks?” è stato sviluppato in collaborazione con enti e istituzioni quali, tra gli altri: ARPA Piemonte, Università di Bolzano, Fondazione Edmund Mach, Universitè Savoie Mont Blanc, Provincia di Trento, Museo di Scienze Naturali di Verona, SLF Suisse, Università Milano Bicocca

 

Matteo de Mayda - Vincitore Grant 2021- “There is no calm after the storm”

Tra il 26 e il 30 ottobre 2018, un evento atmosferico estremo si è abbattuto sull’Italia, colpendo con violenza il Trentino, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Nella notte del 29 ottobre, in particolare, in alcune vallate delle Dolomiti e delle Prealpi venete la pioggia incessante ha fatto esondare i torrenti e lo scirocco ha soffiato fino a 200 chilometri orari, schiantando al suolo circa 14 milioni di alberi: un fenomeno senza precedenti in Italia. Il giorno dopo, gli abitanti di quelle vallate, hanno avuto solo qualche attimo per contemplare il paesaggio sconvolto, poi si sono rimboccati le maniche per rimediare ai danni più evidenti: gli edifici danneggiati, le case scoperchiate, le strade e le piazze inondate di terra e di tronchi e fango, i letti dei torrenti dissestati, gli acquedotti distrutti, le linee elettriche e telefoniche cadute a terra. Si stima che la tempesta, che per la sua intensità è stata classificata come uragano, abbia devastato circa 42.500 ettari di foreste (pari a 70 mila campi di calcio), per un danno economico complessivo di quasi 3 Miliardi.

A distanza di tre anni, l’emergenza non si può dire conclusa e le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora tangibili. Molti alberi sono ancora a terra, perché raccoglierli è un’operazione complessa, che richiede esperienza e risorse.

Del loro legno si nutre il Bostrico tipografo, un coleottero parassita che dalle piante a terra è passato a quelle ancora in piedi, generando un danno 6 volte maggiore rispetto a quello causato dalla tempesta. Inoltre, gli alberi caduti non svolgono più la loro funzione di protezione contro frane e valanghe, e i letti dei torrenti ormai dissestati non sono più in grado di incanalare e contenere l’acqua. Come se non bastasse, l’economia delle comunità montane ha subito danni incalcolabili: il prezzo del legno è crollato e molte attività turistiche sono state temporaneamente chiuse.

Le tempeste hanno sempre fatto parte della storia dei boschi, ma non c’è dubbio che il cambiamento climatico ne stia amplificando la portata e la frequenza. Da un lato, l’aumento di temperatura di due gradi del Mar Mediterraneo ha sicuramente contribuito all’intensità con cui Vaia si è abbattuta su queste zone. Così, mentre la vita degli abitanti delle zone colpite da Vaia ritorna faticosamente alla normalità, ogni soffio di vento porta con sé una domanda inquietante: quando arriverà la prossima tempesta e cosa lascerà dietro di sé?

Miscelando foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche, questo progetto ha l’obiettivo di raccontare le cause e le conseguenze meno visibili della Tempesta Vaia. Nato quando l’emergenza era già finita e sviluppato nel corso di tre anni, si prefigge di analizzare quanto è accaduto con il tempo necessario per ponderare cause, responsabilità, conseguenze, opportunità e prospettive future, sensibilizzando il pubblico sul tema del cambiamento climatico.

Grazie al contributo del grant ISPA edizione 2021 il fotografo Matteo de Mayda ha potuto concentrarsi per 6 mesi sulla reazione delle comunità colpite dalla tempesta Vaia: una serie di iniziative solidali di privati e imprenditori che, oltre a sostenere l’economia locale, provano a ricucire passato e futuro, costruendo sui resti della tempesta un nuovo spirito per la collettività.

 

 

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