Sostenibilità? Solo se vera!
Testo a cura di Antonella Tagliabue, Un-Guru
Negli ultimi tempi, l’agenda ambientale, sociale e di governance (ESG) ha subito un rallentamento significativo a livello globale. Politiche meno stringenti, obiettivi ridimensionati e una crescente percezione della sostenibilità come un costo piuttosto che un investimento, hanno portato molte aziende e governi a fare passi indietro.
Dopo anni di slanci, proclami e conferenze roboanti, sembra emergere un'inspiegabile allergia alla sostenibilità. Le politiche governative sono meno ambiziose e più conservative. La Direttiva Omnibus dell’Unione Europea ha segnato un cambio di rotta, riducendo le richieste di conformità ESG per favorire la competitività delle imprese europee rispetto a quelle statunitensi e cinesi.
Questo ha generato preoccupazioni sulla perdita di trasparenza e fiducia degli investitori. Molte grandi aziende hanno ridimensionato i loro impegni di sostenibilità, spesso giustificando la decisione con difficoltà operative o economiche. In alcuni Paesi, le politiche ESG sono state etichettate come interferenze ideologiche, limitando il loro sviluppo.
I dati parlano chiaro: gli investimenti ESG sono rallentati, i budget per la sostenibilità vengono tagliati, e molte aziende stanno riducendo gli obiettivi climatici come fossero optional di lusso. La crisi economica, la geopolitica instabile e l'inflazione diventano alibi perfetti per rimandare gli impegni presi.
Eppur si muove, e c’è chi continua a crederci. Ci sono aziende che stanno abbandonando iniziative frammentate per adottare modelli circolari su larga scala che combinano redditività con impatto ambientale positivo. Il World Economic Forum ha evidenziato come l’innovazione sociale stia passando da nicchia a movimento globale. Il modello dell’impresa sociale si afferma sempre di più per sviluppare modelli finanziariamente sostenibili per affrontare sfide climatiche e sociali, anche in contesti molto difficili come quelli delle comunità marginalizzate.
Investimenti in efficienza energetica, decarbonizzazione e accesso a finanziamenti verdi stanno dimostrando che la sostenibilità può ridurre costi operativi e attrarre consumatori eco-consapevoli. L’intelligenza artificiale e la blockchain stanno rendendo più efficienti le iniziative ESG, consentendo alle aziende di misurare meglio il loro impatto e semplificare operazioni complesse.
Per chi vede la sostenibilità come un costo, il peso della burocrazia e della complessità normativa, la retorica vuota e il greenwashing hanno sicuramente contribuito a generare diffidenza e stanchezza. Eppure l’arretramento dell’agenda ESG è anche un’opportunità per ridefinire cosa significa sostenibilità. Questo momento lascia spazio a chi vuole fare davvero la differenza, trasformando la sostenibilità da obbligo normativo a leva strategica per l’innovazione sociale.
La vera rivoluzione sarà culturale. Non servono solo le risorse economiche, serve coraggio, visione e capacità di rigenerazione. Il futuro premia chi sa guidare i cambiamenti e non chi li subisce.
Negli ultimi anni sembrava di assistere ad un Rinascimento della consapevolezza, mentre oggi ci ritroviamo a trattare la sostenibilità e l’innovazione sociale come un costo da minimizzare o da azzerare. Questo arretramento agirà da filtro naturale per chi vuole fare impatto vero. La sfida sarà tra distinguersi o estinguersi.
In copertina: foto di Markus Spiske su Unsplash
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