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Plastic River: l'impatto della plastica sulle nostre acque. Un documentario per raccontare come ognuno di noi possa fare la differenza

 

plastic river copertina

 

La produzione mondiale di plastica è in continua crescita e non accenna a calare. Oggi è il terzo materiale umano più diffuso sulla Terra dopo acciaio e cemento e la plastica vergine prodotta dall'anno 2000 ad oggi è pari al quantitativo prodotto nei cinque decenni precedenti: un'accelerazione che non ha davvero pari. Sono dati che fanno riflettere, specialmente se pensiamo ai 700 chili di plastica al secondo che finiscono nelle acque di tutto il globo, quotidianamente.

 

Dagli anni '50, periodo in cui è iniziata una vera e propria escalation della produzione mondiale di plastica, ad oggi si stima siano stati prodotti 8,3 miliardi di tonnellate di questo materiale. Di questi, ben 6,3 miliardi sono diventati spazzatura, in massima parte (parliamo del 79%) accumulata nelle discariche o dispersa nell’ambiente, con grave danno degli ecosistemi.


Nel 2015 Jenna Jambeck, docente di ingegneria alla University of Georgia, ha pubblicato in un importante studio una stima approssimativa di quanta plastica non riciclata finisca in mare ogni anno: si parla di una cifra compresa tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate, calcolando solo il materiale che si riversa in acqua dalle regioni costiere. La maggior parte di questi rifiuti non proviene da navi, ma viene abbandonata in fiumi e laghi per poi raggiungere mari e oceani. Il tempo di decomposizione è ancora oggi un’incognita, le stime vanno da 450 anni a mai.

 

plastic river TIBERIO

 Tiberio Andrea Cacamo

 

Conoscete la storia di quelle 7200 paperelle gialle di gomma, finite in mare in seguito alla caduta in acqua del container dalla nave che lo stava trasportando?

 

Era il mese di gennaio del 1992, quando un cargo proveniente da Hong Kong e diretto negli USA si imbatté in una violenta tempesta, in pieno Oceano Pacifico. Parte dei container che si trovavano sul ponte caddero in mare; alcuni di questi nell'urto si aprirono, riversando in acqua il proprio contenuto: piccoli animali di plastica destinati a intrattenere i bambini nel momento del bagno. Grazie a questi giocattoli e all'incredibile viaggio che li portò a toccare ogni angolo del mondo, gli scienziati furono in grado di migliorare le proprie conoscenze riguardo lo studio delle correnti marine e indirettamente acquisirono informazioni sull’inquinamento degli oceani e i cambiamenti climatici.

 

Allo stesso modo di quelle paperelle, ogni rifiuto racconta una storia, lascia traccia di un passato e, prestando attenzione, ci aiuta a capire verso quale futuro il nostro territorio è destinato e come intervenire al meglio.

 

Ed è per riflettere su tutto ciò che è nato Plastic River, l'ultimo progetto di Manuel Camia - giovane regista trentenne nato in provincia di Milano, una passione per il racconto delle vite umane e per l'incontro con l'altro - e realizzato nel 2019 insieme all’associazione culturale Chora, impegnata nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali. Un documentario incentrato sull’impegno annuale di Tiberio, un ragazzo che a bordo del suo kayak risale i laghi e fiumi lombardi ripulendoli dai sempre più frequenti rifiuti di plastica. Il tema estremamente complesso e variegato dell'inquinamento da plastica emerge nel racconto di una storia intima, intrecciando le informazioni scientifiche al percorso personale di un uomo comune, un archeologo dell'ordinario che recupera le tristi tracce lasciate sul pianeta dagli esseri umani.

 

Plastic river manuel camia

Manuel Camia

 

Dall'Oasi di Baggero (CO) alle cave di Molera (VA), dai panorami del lago di Annone (LC) a quelli di Villa d'Adda (BG)

 

“Il nostro intento in questo viaggio è quello di valorizzare la bellezza dei luoghi presentandola in antitesi agli scorci di degrado che il problema plastica e il disimpegno ambientale hanno contribuito a creare, stimolando una presa di coscienza dello spettatore” dichiara il regista e ideatore del progetto Manuel Camia.
“Le mie “paperelle” furono un’escursione domenicale con il mio amico Tiberio Cacamo, appassionato kayakista da ormai più di una decade” prosegue Manuel. “Durante le nostre pagaiate l’osservai più volte avvicinarsi a canneti e isolotti per recuperare spazzatura di ogni genere. Mi spiegò che negli ultimi anni aveva iniziato a prestare maggiore attenzione allo stato dei luoghi che era solito frequentare e che, ad ogni escursione, recuperava una discreta quantità di rifiuti, specialmente bottiglie e contenitori di plastica. Mi accorsi come dal centro di laghi e fiumi si godesse di uno spettacolo spesso non visibile agli occhi di chi osserva da riva, e di come anche riserve meravigliose e posti insospettabili iniziassero ad essere colpiti dal degrado”.

 

Plastic River teaser from Manuel Bob Camia on Vimeo.

 

Scopo del progetto Plastic River è quello di sensibilizzare il maggior numero di persone sul reale ed immediato problema dell’inquinamento da plastica e su come questo stia deturpando le nostre acque e il nostro territorio. Ma sono di nuovo le parole dello stesso regista a indirizzarci verso la corretta visione del documentario: “Ho scelto di raccontare il viaggio di Tiberio senza enfatizzarne le gesta o alterarne l’operato, ad esempio non trascinandolo in luoghi dove potessimo incontrare volutamente rifiuti in grande quantità. L’obiettivo fin da subito è stato quello di valorizzare la bellezza della natura e di quei luoghi che un ragazzo in kayak avrebbe scelto per i suoi itinerari, presentandolo in antitesi allo scempio dell’inquinamento. Oltre a voler porre in evidenza il tema del degrado e dello scarso impegno nei confronti dell'ambiente, abbiamo voluto dare priorità al racconto della relazione tra Tiberio e la natura, che per tanti anni lo ha accolto” conclude Manuel. “Abbiamo cercato di muoverci in un tema infinitamente grande raccontando una storia piccola, immortalando un gesto semplice come raccogliere qualcosa che non dovrebbe nemmeno essere gettato, perché è dietro la vastità e la complessità di questi temi che ci siamo sempre nascosti, costruendoci un perfetto alibi fatto di passività e indifferenza”.

 

Nessuna corsa all’oro, nessuna ricompensa, solo la gratificazione di aver scelto la direzione giusta.

 

plastic river paesaggio

 

Insieme al regista Manuel Camia hanno lavorato: Martina Daeder, direttrice della fotografia; Emanuele Agosti, operatore di riprese aeree; Giorgio Labagnara, compositore e sound designer; Andrea Piovan, doppiatore; Ernesto Anderle, illustratore; Marco Tagliabue, fotografo.

 

Dopo esser stato selezionato da festival di settore italiani e internazionali e aver ricevuto diversi riconoscimenti, il 22 aprile il film aprirà il “San Diego Italian Film Festival” per celebrare la Giornata mondiale della Terra (Earth Day), l'evento voluto dalle Nazioni Unite per sensibilizzare la collettività alla tutela del Pianeta, giunto quest'anno all'importante traguardo del suo 50° anniversario.

 

Un’occasione per mostrare anche all'estero il bellissimo e variegato territorio lombardo, in questo triste periodo dove la regione viene purtroppo associata solo all’emergenza del Covid-19.

 

plastic river Poster Riconoscimenti